L’IMPORTANZA DELLA COLINA NELLA DIETA QUOTIDIANA
Fino agli anni 90 l’importanza della colina (conosciuta anche come vitamina J) era incredibilmente sottovalutata perché si riteneva che il nostro corpo ne producesse autonomamente una quantità sufficiente. Ma recenti studi hanno rivelato che solamenteil 10% della popolazione ne raggiungeva il livello giornaliero consigliato e molti neppure un terzo della quantità necessaria all’organismo.
Eppure è un nutriente di vitale importanza e sue carenze possono portare a numerosi disturbi epatici e muscolari. La colina è il precursore dei fosfolipidi che costituiscono la membrana cellulare ed è coinvolta nella metilazione e nella produzione di un importante neurotrasmettitore, l’acetilcolina. Ha quindi un ruolo centrale in numerose funzioni biologiche.
Uno studio del tipo “Depletion-Repletion” (carenza-abbondanza) ha analizzato la risposta di 57 individui (26 uomini e 31 donne, tra i 18 e i 70 anni) sottoposti ad un cambio di dieta: da ricca a povera in colina (da circa >500 mg/giorno a circa <50 mg/giorno).
Il 68% ha sviluppato vari disturbi, in particolare al fegato e disfunzioni muscolari, che si sono risolte in breve tempo ristabilendo una dieta corretta.Dai risultati sembra anche che le donne in menopausa siano più sensibili e inclini a sviluppare sintomi da carenze di colina rispetto ad altre più giovani. Si suppone che i livelli di estrogeni influiscano sulla sensibilità a sviluppare disfunzioni in seguito a carenze di colina,.
Poiché nello studio alcuni individui più di altri, a prescindere da genere o età, mostravano una certa resistenza allo sviluppo di disfunzioni in situazioni di carenza di colina, gli autori hanno poi dimostrato che alcuni polimorfismi genetici specifici definiscono la sensibilità a sviluppare sintomi da carenza di colina.
Infatti il 40% delle donne in pre-menopausa che portano la variante genetica rs12325817 di PEMT hanno sviluppato queste carenze.
Sono noti oltre 98 polimorfismi genetici che riguardano il gene PEMT, uno dei geni che regolano le vie di biosintesi della colina. Di particolare rilevanza è appunto il polimorfismo relativamente comune rs12325817. Individui portatori di questo polimorfismo (in particolare donne portatrici in età da menopausa) sono più inclini a sviluppare disfunzioni se esposti a diete carenti di colina. Probabilmente il polimorfismo compromette l’espressione genica e la capacità della regione promoter del gene PEMT di rispondere ai livelli di estrogeni. In caso di diete con basso apporto di colina, sembrerebbe che le donne più giovani abbiano livelli di estrogeni abbastanza alti da compensare l’alterata capacità di risposta del promoter, mentre le donne più anziane, i cui livelli di estrogeni sono bassi, parrebbero essere più sensibili agli effetti del polimorfismo.
Variazioni nei geni, come PEMT, che regolano le vie di biosintesi della colina possono avere conseguenze negative,particolarmente rischiose per le donne in gravidanza soprattutto se adottano una dieta povera di colina.
Infatti durante la gravidanza la donna ha bisogno di grandi quantità di colina per garantire il corretto sviluppo del bambino a livello cerebrale durante la gestazione. Anche post-parto è indispensabile assumerne in grandi quantità, poiché il neonato ha bisogno di riceverne in abbondanza attraverso il latte materno.
Il fatto che il feto abbia bisogno di ricevere elevate quantità di colina, riduce la disponibilità materna e mette alla prova la sua capacità di biosintesi. Quando le vie di biosintesi endogena della madre non bastano, l’assunzione di buone dosi di colina con la dieta (o eventualmente integratori) si dimostra essenziale in gravidanza.
Sembra che l’età influisca, tra l’altro, sulla capacità di sintesi di colina a livello endogeno: madri più giovani hanno meno bisogno di assumere la colina tramite la dieta o integratori ed il loro fegato sembra riesca a produrne in maggiori quantità. Si stima che circa ¼delle donne americane, pur non essendo gli Stati Uniti tra i paesi a basso reddito nei quali le diete hanno meno apporto di colina, abbia una dieta carente di colina (meno di 150 mg/giorno). Negli Stati Uniti, la dose attualmente consigliata alle donne in gravidanza è di circa 450 mg/giorno, per un adulto medio invece la normale assunziond i colina con la dieta è consigliabile non superi 1 grammo al giorno.
Inoltre alcuni studi hanno rilevato una relazione fra il metabolismo della colina ed il dispendio energetico, la sensibilità insulinica ed il deposito di grasso. Studi su animali hanno mostrato come la betaina, uno dei derivati della colina, migliori la sensibilità all’insulina nei soggetti diabetici, riduca il grasso addominale e la massa corporea.
I cibi più ricchi in Colina sono di origine animale (tuorlo d’uovo,fegato) ma vi sono anche cibi di origine vegetale (germe di grano,soia, noci, legumi) che ne contengono una notevole quantità. La colina viene anche prodotta dalla via endogena della Fosfatidiletanolamnia N-metiltransferasi.
A seconda dello stato di salute e del patrimonio genetico il fabbisogno di colina può variare molto da soggetto a soggetto: alcuni potrebbero averne un maggiore bisogno arrivando ad assimilare idealmente 850 mg al giorno, altri invece dovrebbero condurre una dieta povera di colina per non risentirne a livello ormonale. Ma nonostante queste variabili soggettive, la colina resta una vitamina indispensabile per l’organismo.