ALIMENTAZIONE, GENETICA E GRAVIDANZA
In un periodo delicato come quello della gestazione è particolarmente importante fare attenzione alla propria alimentazione. E non si tratta solo di evitare ciò che potrebbe nuocere al feto, come le bevande alcoliche, o di garantire un adeguato apporto calorico, in assenza del quale anche il solo concepimento può risultare difficoltoso.
Sono infatti numerosi i fattori che possono influire sulla gravidanza e sulla salute del feto.
Ad esempio, la denutrizione o l’eccessiva nutrizione durante la gravidanza sono state correlate a disturbi come il diabete e l’obesità nel nascituro. Un altro aspetto riguarda le modifiche epigenetiche che potrebbero essere uno dei meccanismi che influenzano il fenotipo del bambino e probabilmente sono dovute ad un ambiente intrauterino alterato o a perturbazioni metaboliche della futura madre.
Il compito di queste modifiche epigenetiche è quello di permettere una stabile propagazione dell’espressione genetica da una generazione cellulare alla successiva. In particolare, nell’adipogenesi e nello sviluppo dell’obesità rivestono un ruolo chiave il rimodellamento della cromatina e le modifiche degli istoni. Inoltre nelle cellule B-pancreatiche e muscolari del nascituro sono state rilevate modifiche epigenetiche correlate alla regolazione del glucosio ed alla secrezione di insulina, e di conseguenza al diabete di tipo 2. La regolazione epigenetica contribuisce sia alla determinazione che alla differenziazione degli adipociti nei modelli in vitro, anche se ancora non è chiaro il contributo dell’acetilazione degli istoni, della metilazione degli istoni e della metilazione del DNA. Ma ciò che è emerso da tali studi è che l’alimentazione della gestante influisce sulla possibilità del figlio di soffrire di patologie come obesità e diabete.
Non solo la quantità, ma anche la qualità dell’alimentazione riveste un ruolo fondamentale. Infatti una dieta ricca di alimenti quanto più possibile completi nelle loro componenti naturali, come gli alimenti integrali, che contengono molte più componenti nutritive, anche quelle presenti in quantità minima (vitamine, oligoelementi, ecc), è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio dell’organismo ed ha effetti benefici anche sulla fertilità.
I cereali integrali sono inoltre molto ricchi di fibre che aumentano la velocità del transito intestinale e contribuiscono ad integrare o ricostruire la flora batterica simbiotica intestinale da cui ricaviamo numerosi vantaggi: i batteri producono vitamine (per esempio la Vitamina B12 e K), fungono da mediatori dell’assorbimento di diverse sostanze, proteggono l’organismo dalla proliferazione dei germi patogeni e favoriscono la regolarità intestinale.
È importante consumare anche alimenti con proprietà antiossidanti che migliorano la fertilità tanto nelle donne quanto negli uomini, e preferire sempre frutta e verdura di stagione.
E’ fondamentale assumere livelli raccomandati di vitamina E e C, presenti oltre che in frutta e verdura, nell’olio extravergine di oliva e nei legumi, poichè sembrano avere effetti positivi sia sull’ovulazione che sulla mobilità degli spermatozoi. Tra i cibi antiossidanti assumono particolare valore gli alimenti contenenti folati, come verdure a foglia verde (asparagi, carciofi, indivia, broccoli, spinaci, bieta), frutta (soprattutto arance, kiwi, fragole), i legumi (ceci, lenticchie, fave, fagioli), gli stessi cereali integrali.
I folati hanno anche un’azione protettiva per i difetti del tubo neurale dell’embrione, riducono il rischio di cardiopatie congenite e altre malformazioni congenite come la spina bifida, e riducono il rischio di prematurità e patologie della placenta. In sostanza promuovono la salute dei nascituri e sembrano essere utili anche per migliorare la fertilità maschile.
Per tutti questi motivi a tutte le donne che programmano una gravidanza o non ne escludono la possibilità nel breve-medio termine è raccomandata un’ingente assunzione di alimenti che contengano acido folico, e se necessario è possibile adottare sotto supervisione del medico, un’integrazione. Occorre ricordare che il SSN ha inserito in fascia A prodotti a base di acido Folico (0.4mg/cp), con la precisa indicazione: “profilassi primaria dei difetti dello sviluppo del tubo neurale in donne in età fertile, che stanno pianificando una gravidanza”.
Un’integrazione potrebbe essere particolarmente utile in presenza della variante sfavorevole del gene MTHFR che può causare un aumento dell’omocisteina ematica che, in particolari condizioni, può avere un’azione tossica sulla parete dei vasi sanguigni fino a portare alla formazione di trombi.
La stessa variante sfavorevole provoca una alterazione del metabolismo dei folati con conseguente aumento nel circolo sanguigno dell’omocisteina e diminuzione dell’acido folico. Da questo discorso e da quanto detto sopra risulta evidente che la variante sfavorevole del gene MTHFR è legata sia all’aumentato rischio di difetti del tubo neurale nel feto in formazione e sia alla preeclampsia, ovvero ad una malattia della placenta caratterizzata da edemi, proteine nelle urine, pressione alta e aborti ricorrenti. Conoscere in anticipo la variante genetica della donna potrebbe portare ad una personalizzazione dell’alimentazione e dell’integrazione di acido folico per evitare i problemi suddetti.
È necessario inoltre assicurare l’assunzione dei livelli raccomandati di zinco poiché contribuisce a regolare i livelli ormonali sia negli uomini che nelle donne ed è un componente importante del liquido seminale. È bene quindi arricchire la propria dieta di alimenti di origine animale (ricchi in zinco), oltre che di cereali integrali e legumi.
Le linee guida consigliano un apporto di 30 mg/d di ferro, livello a cui corrisponde una minore morbosità e mortalità fetale e neonatale. L’assunzione raccomandata è tale da non potere essere facilmente coperta con un’alimentazione equilibrata, per cui spesso si consiglia una supplementazione, sempre da adottare sotto la supervisione del medico. L’aumentato fabbisogno rende la carenza di ferro la causa più comune di anemia in gravidanza.
L’emoglobina cala anche come risposta fisiologica conseguente all’aumento del volume di plasma materno fino al 50% e della massa eritrocitaria fino al 20%. I valori di emoglobina che definiscono l’anemia in gravidanza sono ancora controversi e variano in funzione dell’epoca gestazionale. Nel Regno Unito viene considerato normale per le donne in gravidanza un valore maggiore o uguale a 11 g/dL nel primo trimestre e a 10,5 g/dL tra 28 e 30 settimane. Esiste un rischio aumentato di esiti neonatali sfavorevoli associati a valori di emoglobina molto bassi (<8,5 g/dL).
È inoltre importante raggiungere l’assunzione dei livelli raccomandati di Vitamina D. Anche in questo caso è importante effettuare eventuali integrazioni solo con prescrizione medica, in quanto dosi elevate di vitamina D durante la gravidanza (100.000 UI/giorno) potrebbero determinare aborti e/o ipercalcemia idiopatica.
Un altro nutriente fondamentale durante la gravidanza ma spesso sottovalutato è la colina, contenuta in uova, fegato e carni rosse. La colina è importantissima per lo sviluppo neurale del feto e durante tutta la fase di allattamento, compone le membrane cellulari, e protegge le cellule dai danni dell’ossidazione. L’organismo riesce a sintetizzarla a partire dalla vitamina B12 e dall’acido folico, ma non sempre la produzione endogena è sufficiente, soprattutto in un momento in cui il fabbisogno è maggiore, come durante la gravidanza. Parrebbe inoltre che un supplemento di colina abbia degli effetti a lungo termine sulle capacità cognitive del bambino.
Sono quindi numerosi i valori che vanno monitorati durante questo delicato periodo, e più che mai è importante adottare una dieta sana ed equilibrata.